Je est un autre



Anche in questa mostra mi esprimo attraverso una pittura figurativa e non astratta che tuttavia non si pone come semplice mimesi della realtà, come trasposizione oggettiva del mero dato sensibile, ma tende piuttosto a evocare un mondo, a suggerirne molteplici e spesso inusuali sviluppi. La natura, principale fonte di ispirazione, viene rappresentata ora in modo realistico, con soggetti a figura intera o enfatizzazioni di alcuni particolari, ora in modo fantastico, grazie a inattesi accostamenti. Un’arte come luogo dell’incontro tra elementi diversi, esseri umani, prevalentemente di sesso femminile, alberi, fiori, animali, incontro che è dono reciproco, nel senso letterale del termine, di ciò che è gratis dato e nega il principio di scambio, contatto tra mondi “altri”, differenti e spesso inconciliabili. Ecco allora epifanie improvvise, in taluni casi vere e proprie metamorfosi, mutamenti repentini di stato.
“Je est un autre” scrive il poeta, il ladro di fuoco, il ragazzo dalle suole di vento, alla perenne ricerca di un altro, di un oltre, del luogo dove il mare e il sole si incontrano, l’orizzonte della luce ove tutto è indistinto, senza identità, senza nome.
Nel dittico Mutabilia da un lato una sirena, un corpo femminile innestato su un tronco d’albero stecchito e sulle sembianze di un volatile sembrano scambiarsi sguardi intimi e profondi, come non è quasi mai concesso agli umani; dall’altro conchiglia (il mare), farfalla (il cielo) e soffione (il vento) accolgono figure anch’esse femminili e il nuovo stato delle creature già prelude ad un ulteriore cambiamento.
Talvolta il cambiamento viene rappresentato nella sua fase iniziale, come in Movimento, nel quale il gesto della figura femminile indica e nello stesso tempo prefigura molteplici possibilità, molteplici direzioni, o in Riflessione, dove i volti animali paiono quasi emanazioni dei lunghi capelli della donna; oppure, come in Staticità, mostra il reciproco integrarsi di uomo e animale.
Talvolta, ad esempio nel trittico Animalità, l’animale può assumere la funzione di spirito guida, di totem che propone-impone una direzione, una strada da percorrere, e come tale si rivela una presenza ancestrale e profonda radicata in ciascun essere umano; alcuni riescono a farla emergere e ad assecondarla e vi si abbandonano completamente, vivendo un’esistenza più vera, a contatto con il proprio io più profondo, come la ragazza lince, la cui vista acuta sembra potersi spingere lontano, oltre ogni orizzonte; altri, la donna cigno algida e sensuale insieme, evocano i tratti della bellezza e della grazia; in altri ancora il mutamento appare radicale, coinvolge il corpo e la mente, come nella figura in primo piano, tra arcate in rovina, retaggio di antichi fasti, e una vegetazione ormai prossima a sostituire l’uomo.
L’incontro con l’altro mostra differenti prospettive, capovolge la logica del senso comune, del linguaggio. Nella serie di epifanie inconsuete si annovera anche quella di un estroso ippopotamo che, giocando con la fantasia, pronuncia farfalle che si librano nell’aria come sillabe scrivendo composizioni inaspettate. Dall’ordinato caos della psiche nascono a sorpresa Nuove parole appartenenti a un linguaggio desueto che conduce oltre le barriere della comunicazione tradizionale. Più che una puntuale narrazione è un suggestivo mutamento di stato, volto a recuperare il contatto con il bambino interiore e con l’energia della natura, nonché a reinventare il cammino espressivo. Verba volant, sembra metaforicamente affermare il pachiderma in quell'imponderabile idioma che, anche se incognito, si rivela paradossalmente universale.
Nel mutamento, nel divenire, il mondo si ricompone in sempre Nuovi equilibri: una mano regge un ramo nodoso e storto, levigato dal tempo, su cui si trovano un cardellino, una tartaruga legata ad una corda e una cavalletta nell’atto di saltare garantisce un equilibrio soltanto precario, l’unico possibile per tutto ciò che si muove lento o rapido sotto il sole. Un equilibrio che coinvolge uomo, flora e fauna e rappresenta la vita stessa, in eterna tensione, mutevolezza, compenetrazione. Anche in assenza dell’uomo, tuttavia, è sempre possibile un nuovo incanto: l’elefante che regge un legno su cui si appoggiano il pipistrello e il martin pescatore rappresenta un Equilibrio pachidermico non meno solido e aggraziato di quello offerto dalla mano, mentre scoiattolo, bruco e calabrone volteggiano nell’aria liberi e indifferenti alle sorti dell’uomo.
Accettare il divenire, accettare il mutamento come caratteristica costitutiva dell’universo in ogni suo aspetto. Solo così è possibile uscire fuori da sé stessi, abbandonare il proprio io come un relitto, solo così è possibile eks-primersi, spingersi oltre le barriere del corpo, dello spazio, del tempo; dove la visione diviene forma, la forma colore, il colore vita. Vita che nasce, vita che cresce, vita che muore per poi ricominciare. All’infinito.

https://www.parc-phoenix.org/evenement/1372/

http://www.thedoubleface.com/2018/07/03/je-est-un-autre-istruzioni-per-luso/

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